La dualità
che ha caratterizzato il lavoro di Carlo Quartucci e Carla Tatò non si è
esaurita; la ritroviamo ancora qui, nella Sala
Columbus del Roma3 Film Festival,
nel lavoro proposto dal giovane regista Fabrizio Pompei, Lontano,
da qualche parte…
Una donna
bellissima. Ė amore e morte, seduttrice e sposa. Ė la guerra.
Uno
studente, uomo appena fatto, poco più che bambino, assai meno di un eroe. Ė il
soldato.
Dalla
drammaturgia di Carla Arduini, Fabrizio Pompei ha raccontato il brutale incanto
della guerra, della grande guerra, la Prima Guerra Mondiale; lo ha fatto
procedendo per immagini, in quello che appare un raffinato esercizio di stile,
attribuibile a un esteta prima ancora che a un regista.
Il conflitto
mondiale irrompe e la guerra, maliarda, sardonica, irriverente, si presenta
senza invito nella stanza dello studente e se lo porta via, all’inferno; lui la
segue con la devozione dei suoi pochi anni, per ritrovarsi presto a capire di
quale grande inganno è rimasto vittima.
Quello che
Fabrizio Pompei ha voluto raccontare è stato questo, tutto quello che la
ferocia e la barbarie del conflitto fagocita senza restituire nulla: nomi,
storie, lettere, promesse. Le cose piccole, quelle che la Grande Storia non menziona; quelle che non finiscono nei libri,
quelle che solo la scatola teatrale sa contenere e, all’occorrenza, mostrare.
La guerra,
nell’efficace interpretazione di Giulia Tomassi, si gioca la vita
dell’uomo a testa o croce; persuasiva e suadente, trascina il soldato in un
tango stentato sulle note di Carlos Di
Sarli. Lo ammalia, lo consola, lo illude, lo mette di fronte a una gloria
che non vale niente.
La
scenografia, curata dallo stesso regista, è, nella sua estrema semplicità, un
portentoso gioco di scatole cinesi: pedane di legno che nascondono, chiudono,
aprono alla vista una trincea, un triste muro del pianto, un orizzonte.
Barometro
che avvalora e guida la forza degli eventi è la musica, da Jun Miyake ai Prodigy,
dal Fado portoghese agli U2, passando per i Cranberries fino a De Andrè.
Una carrellata di suggestioni che si convoglia nelle parole di The End: “ questa è la fine magnifico amico, né salvezza o sopresa. La fine”.
Pamela Del Grosso
Sala
Columbus
12 giugno 2013
Via
delle Sette Chiese 101 d, Roma
regia e scenografia: Fabrizio Pompei
drammaturgia e scelte musicali: Carla Arduini
costumi: Anna Volpi e Marina Vaccarelli
realizzazione scene: Francesco Margutti e Mirella Capannolo
realizzazione costumi: Antonella Martellacci
una produzione: L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione Onlus
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