giovedì 20 novembre 2014

Poco lontano da qui




Stiamo zitte , continuano a ripetersi le due attrici, ma la voce si impossessa del Teatro Palladium , la voce corale di un duo inaspettato , quello tra Chiara Guidi ed Ermanna Montanari. E’ la voce di qualcosa che è accaduto tanto tempo fa , di cui non si ha più memoria , di cui forse si crede che non sia necessario aver memoria , perchè la Storia non insegna.  Semmai, si ripete. E allora tanto vale restare qui , ad attendere gli eventi nell’apatia del non agire. Chiara Guidi ed Ermanna Montanari, però, non la pensano così ed allestiscono questo spettacolo , Poco lontano da qui , tanto evocativo quanto documentaristico , per affermare con coraggio che il sacrificio di uno vale e deve valere la memoria di cento.

Rosa Luxemburg è il centro del  loro lavoro; ne è stata l’ispirazione e ne è divenuta materia. Rivoluzionaria tedesca di origini polacche , assassinata dal regime nel 1919 , lasciò di se , oltre all’ardore in nome di un’idea , un importante carteggio , prodotto negli anni della militanza politica e durante il periodo della reclusione. Guidi e Montanari sono partite da lì per rendersi testimoni indirette di qualcosa che, forse, sentivano il bisogno di raccontare.

La scena è bianca e labirintica ; strutture in ferro disallineate reggono candidi teli di carta e di stoffa . Pochi altri oggetti,  una campana ed uno sgabello di legno.  La luce è fredda, funzionale, illumina ma non suggerisce; la fotografia è d’impatto, complice il suggestivo contrasto creato dal candore di sipari e mantegni e l’irruenza del ferro, il grigio, la ruggine.

In scena la potenza di due donne, prima che la potenza di due grandi attrici, ognuna col proprio ruolo assegnatole dagli eventi. Una dirige le azioni e guida le iniziative ; l’altra reagisce mossa da un’indole più mansueta , pronta a vestire i panni della martire. Una plasticità ricercata trasuda dai gesti , dalle espressioni, dagli abiti; non c’è nulla di casuale, nulla che non sia stato sapientemente scarificato.

Guidi ed Montanari sferrano un poderoso attacco al Potere in quanto entità che genera mostri e non concetto astratto e metafisico; lo fanno utilizzando e sperimentando la propria voce, modulata attarverso l’infinita scala delle possibilità che il suono offre.  Attraverso essa creano immagini ed atmosfere, riescono a dare al lavoro dei tempi giustissimi ed una profondità mai prolissa, anche evocando un Mejerchol’d fucilato prima che regista , anche passando per le impervie vie dei Quaderni russi di Igort , la lirica di Cechov , il manifesto di Kraus.

Il silenzio al quale le due grandi artiste auspicano è quello della riflessione e della cronaca.

Il sacrificio di uno , la memoria di cento.
 
 
Pamela Del Grosso
 
Teatro Palladium, Roma
29 aprile 2013
 

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